Una sera d’estate
Nel vecchio aeroporto della città spezzata
L’anima tagliata in due mille kalpa fa,
Trovo’ l’altra se stessa.
Da quell’istante
Le mani danzanti cominciarono a cercarsi,
Si aziono’ il codice della parola verbalizzata,
Che condusse gli amanti a generare albe e poesie
Poi venne la primavera
E la sete si fece talmente profonda
Da costringere le due bocche
A diventare sorgente.
Cavità ascellari si trasformarono in rifugi antiatomici
Lenzuola di cieli stellati si fecero sudari
Letti sospesi subirono metamorfosi,
Scoprendosi nuvole (7).
Tra cicatrici, AGERE CONTRA, e sorrisi
Le due parti dell’anima,
Che pure erano state brave a imparare a bastarsi da sole,
una volta trovatesi, nessuno spazio tra loro fu più possibile
Così mano nella mano, fino all’ultimo giorno
Verso pontili di cave di pomice,
Alla scoperta di vulcani e carceri di resistenza,
Crebbero le mezze anime, in marinai di buona speranza
