Bisogna ringraziare Internazionale, la splendida rivista di Giovanni De Mauro che porta tutte le settimane nelle edicole italiane pezzi di mondo. Tra i reportage da leggere sotto l’ombrellone, in treno, o in aereo “Sabbie giapponesi” di Juan Villoro, giornalista messicano di Letras Libres. Lui consiglia di leggere “L’impero dei segni” di Roland Barthes, prima di prendere la via del Sol Levante. Io più modestamente, aggiungerei Tokyo Blues (o Norvegian Wood) di Haruki Murakami. E magari rivedersi qualche puntata chiave di Mila & Shiro.
1) Si dice che dopo aver vissuto cinque anni in Giappone, uno straniero diventa allergico;
2) I giapponesi stanno scalzi in casa per evitare, tramite le scarpe, di portarsi la polvere della strada che danneggerebbe i loro computer;
3) La parola Kamikaze significa “vento divino”;
4) Il Giappone usa il tempo in modo estremo: è il paradiso della quiete (dentro casa), e della fretta (fuori in strada);
5) L’aggressione di solito è un privilegio autodistruttivo. Il resto è cortesia, pace, armonia, di protocollo e di animo.
6) Gli Hikikomori, adolescenti che si chiudono nelle loro stanze a tempo indeterminato, tagliano i ponti con il mondo reale e al massimo navigano in internet, sono i samurai dei tempi moderni. Una forma di ascetismo del 21esimo secolo.