Al primo suono di primavera,
gli amanti alla finestra
diventarono blu dalla voglia.
Non potevano più aspettare,
rimandavano quel istante da una dozzina di kalpa.
Qualche metro più in basso,
alla stazione dei treni di Gorlizer Bahnhof,
il tossico vagava stordito
con addosso solo una voglia.
Una voglia grande e pura
come quando voglia si ha
di acqua dopo notte di alcol,
di caffé dopo letargo di inverno
di corpo dopo millenni di poesia
di pace dopo guerra mondiale.
Il commerciante delle cose scomode,
gli fa un sorriso,
fa il suo nome,
chiama la sua droga.
Lui sente tutto
tira dritto
col muschio in testa
e la morte nel cuore.
Il tossico aveva promesso
che avrebbe smesso
di fare a pezzi la vita
come negativi fotografici,
dove nero è luce,
bianco è buio,
nulla è amore.
Suo figlio aspettava,
suo figlio lo stava aspettando.
La voce del figlio chiamava il suo nome.
La voce del figlio condannava la voglia.
L’ha ribloggato su ninamasticaesputae ha commentato:
Amichevole karma
Di donne lontane
Ma vicine…
Che inconsapevoli
Colorano olio su tela
Attimi vissuti…
Proprio in quell’istante.
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