25 aprile (2)

Mamma dammi un telescopio perché voglio ascoltarmi il cuore, dice lei.

Io le sorrido, a fatica. Scompaio sotto le coperte. Immagino laghi e soli. Sola.

Mentre fuori si raggruppano dense nubi grigie di no. Piovono tutto il disappunto d‘aprile.

Disappunto antifascista di chi da decenni non da’ cenno di trovare lavoro.

Balada sensual

La carne sa
le tue mani nucleari
all´ombra di un videoproiettore
la mia camicia bianca lucente
io lotto come una matta per non venirti a cercare.

La carne sa
non importa che ti vesti di nero,
quando ti stellano gli occhi
tra mille storie di guerre bestiali
a me pulsa la bocca

La carne sa
gioco a tutti i giochi mancati
trasporto addosso un desiderio sporpositato
in totale silenzio
stanotte mi guida l´assenso

La carne sa
al canto della lavostoviglie
prova provata dell´esistenza di dio
intrecciamo le caviglie
scivoliamo nell´oblio

Deriva

Volevo esserci, sveglia, questa notte

presente alla sparizione del tempo

al risucchio spaziale, alla risacca emozionale

Materia sospesa. Deriva sottovuoto. L’estate tanto attesa

Come quelle tre navi tra Malta e la Libia

A scrutare il nero orizzonte, nel limbo

A mani protese, in aiuto, per il trasbordo

A inizio Ramadan, da un mondo ferito. All’altro.

Parole volanti

Faccio come dici
scrivo di radici
in questo capodanno di primavera
mi tremano le parole
scappano via dalle rotule
Scivolano giù per le clavicole
volano libellule di testa in testa
Sul palco a teatro e’ finita la festa
Tu mi fissi con quegli occhi (scuri)
E io mi perdo in migliaia di scongiuri
Se solo sapessi:
quante volte mi hanno tremato le viscere
una valanga di storie sono morte in carcere
annegate in un mare di parole
per colpa di fremito costante
Io, zuppa di sudore
gonfia straripante
di tantissimo sprecato amore

Cuori di vetro

Tegeler See

Sembriamo cinque pezzi di vetro rotti

Tutti isolati, trasparenti, che ormai non si incastrano per niente.

Eravamo un bicchiere, una bottiglia, una zuppiera.

Arrivavamo da lontano. Chi da Marte, chi dai monti, chi dal mare

Incastrati di forza in quella cristallo-fortezza per 10 anni

Tu, a proposito, nata sotto il segno dei pesci, tanti auguri per i tuoi non-51 anni

Presi ciascuno a martellate, dalla Svizzera, dall‘Italia, dai datori di lavoro

Un pezzo e‘ morto da un pezzo, ha smesso di tagliare,

Un pezzo prende a pugni i muri, fa buchi alle porte, disegna svastiche nella mia aorta.

Quel pezzo più degli altri, sembra il crollo di una diga. un non-luogo mentale di neve sciolta

A suo avviso, sarebbe stato meglio morire prima di nascere. E giù tutti esperti di suicidi, di disamore e obsolescenza programmata, a dire la loro.

Cinque pezzi di vetro come noi, che ci ha camminato sopra chiunque. Non c’è colla che tenga. Se non il sogno di una farfalla, migliore amica della sua mamma.

Varúð (che tu sia calma amica mia)

Li´ all´orizzonte, si avvicina lenta
poi accellera, cominca a correre
Magnifica
Si gonfia, veloce, diventa piu´alta di te,
il cielo le scompare dietro
come lastra di vetro, liquida,
Immensa
si mangia il tuo respiro, diventa il tuo respiro,
entra profonda quest´onda nei tuoi sacchi bronchiali,
Respira per te, dentro e fuori il tuo corpo
Acquosa
si rompe nella piu´anarchica delle grammatiche
devastante nella piu´drammatica delle cascate
come se tutti i venti avessero improvvisamente cominciato a cadere
E tu gioiosa come una ninfa ti lasci trafiggere dallo scroscio
Esplosa
poi gocce
poi silenzio
poi il sonno

sospesa (come un sospiro)
Resti in attesa nella calma piu´urlata

Cimitero

Grida bambina di frontiera
che l´autunno, come da copione,
si riprende la tua storia

Le energie sottili e i segmenti interpolari
sono fili d´aria che ti manipolano la nervatura
e da quattro decenni fanno a pezzi ogni parvenza di struttura

La pistola non ce l´hai
E sul diretto Napoli-Berlino
due cuori nuovi di zecca spezzerai

E ora che tu non ci sei piu´
finalmente ho capito
che non devono raccontare le cose dritte per dritte. A te. Lassu´

My Valentine

Anziché baciare le rime, bacerei te
dieci cento mille volte, in continuazione
come fosse scritto in costituzione maledizione.
E poi tu, a quel punto, sentendo questo amore radicale
fare a pezzi tutto quanto e´ reale
scapperai via da me lontano, senza voltarti (arrivederci e grazie)
lasciando a me la fame insaziata, del toccarti

Come se per dispetto mi fosse capitata una pelle di solo labbra
Come sei i pori avessero tutti la bocca aperta, a cercare l´ambra
Vi imploro: chiudetevi vi prego chiudetevi, lasciate in pace il mio cuore
Niente, non mi ascoltate. Diavoli famelici, non riuscirò mai a saziarvi,
Non in questa vita, non con questa testa, non in questa nuova eta´ della pietra
Al massimo se riesco, vi strozzo, vi tolgo il respiro, sotto una coperta tutta vetro


La macchina del tempo

E purtroppo perdo anche te
Se tu confondi i mondi, amore e proprietà
Tu perdi me

E ancor più solo, senza loro e te
Io disperato con un mantello alato 
sopra un monte corro
E a braccia aperte e ad occhi chiusi
Gettandomi, come posso, mi soccorro

Vedrò fra il grano i fiordalisi
Uscir dall’acqua i risi
D’amor la terra è pregna
Anche se gramigna nel seme, il seme ha
Dell’esclusività

E certamente parleranno di sindrome depressiva
O più semplicemente diranno
che è morto un altro matto
Ma io avrò cercato solamente altrove quel contatto
Che qui non trovo
che qui non ho
Macchina del tempo tu perdi i pezzi e non lo sai (Battisti/Mogol)

My son my sun – my daughter my water

Fuori Berlino, la neve, le strade che vibrano
dentro voi, che con quei volti di velluto
che profumamo di notte
equalizzate inquietudini
intercettate frequenze
comprimete catastrofi

Se le oscillazioni delle fredde case di Berlino avessero la minima idea
di cosa quelle guance di pace, da sveglie, sono capaci di urlare

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