Faccio come dici scrivo di radici in questo capodanno di primavera mi tremano le parole scappano via dalle rotule Scivolano giù per le clavicole volano libellule di testa in testa Sul palco a teatro e’ finita la festa Tu mi fissi con quegli occhi (scuri) E io mi perdo in migliaia di scongiuri Se solo sapessi: quante volte mi hanno tremato le viscere una valanga di storie sono morte in carcere annegate in un mare di parole per colpa di fremito costante Io, zuppa di sudore gonfia straripante di tantissimo sprecato amore
Tutti isolati, trasparenti, che ormai non si incastrano per niente.
Eravamo un bicchiere, una bottiglia, una zuppiera.
Arrivavamo da lontano. Chi da Marte, chi dai monti, chi dal mare
Incastrati di forza in quella cristallo-fortezza per 10 anni
Tu, a proposito, nata sotto il segno dei pesci, tanti auguri per i tuoi non-51 anni
Presi ciascuno a martellate, dalla Svizzera, dall‘Italia, dai datori di lavoro
Un pezzo e‘ morto da un pezzo, ha smesso di tagliare,
Un pezzo prende a pugni i muri, fa buchi alle porte, disegna svastiche nella mia aorta.
Quel pezzo più degli altri, sembra il crollo di una diga. un non-luogo mentale di neve sciolta
A suo avviso, sarebbe stato meglio morire prima di nascere. E giù tutti esperti di suicidi, di disamore e obsolescenza programmata, a dire la loro.
Cinque pezzi di vetro come noi, che ci ha camminato sopra chiunque. Non c’è colla che tenga. Se non il sogno di una farfalla, migliore amica della sua mamma.
Li´ all´orizzonte, si avvicina lenta poi accellera, cominca a correre Magnifica Si gonfia, veloce, diventa piu´alta di te, il cielo le scompare dietro come lastra di vetro, liquida, Immensa si mangia il tuo respiro, diventa il tuo respiro, entra profonda quest´onda nei tuoi sacchi bronchiali, Respira per te, dentro e fuori il tuo corpo Acquosa si rompe nella piu´anarchica delle grammatiche devastante nella piu´drammatica delle cascate come se tutti i venti avessero improvvisamente cominciato a cadere E tu gioiosa come una ninfa ti lasci trafiggere dallo scroscio Esplosa poi gocce poi silenzio poi il sonno
sospesa (come un sospiro) Resti in attesa nella calma piu´urlata
Grida bambina di frontiera che l´autunno, come da copione, si riprende la tua storia
Le energie sottili e i segmenti interpolari sono fili d´aria che ti manipolano la nervatura e da quattro decenni fanno a pezzi ogni parvenza di struttura
La pistola non ce l´hai E sul diretto Napoli-Berlino due cuori nuovi di zecca spezzerai
E ora che tu non ci sei piu´ finalmente ho capito che non devono raccontare le cose dritte per dritte. A te. Lassu´
Anziché baciare le rime, bacerei te dieci cento mille volte, in continuazione come fosse scritto in costituzione maledizione. E poi tu, a quel punto, sentendo questo amore radicale fare a pezzi tutto quanto e´ reale scapperai via da me lontano, senza voltarti (arrivederci e grazie) lasciando a me la fame insaziata, del toccarti
Come se per dispetto mi fosse capitata una pelle di solo labbra Come sei i pori avessero tutti la bocca aperta, a cercare l´ambra Vi imploro: chiudetevi vi prego chiudetevi, lasciate in pace il mio cuore Niente, non mi ascoltate. Diavoli famelici, non riuscirò mai a saziarvi, Non in questa vita, non con questa testa, non in questa nuova eta´ della pietra Al massimo se riesco, vi strozzo, vi tolgo il respiro, sotto una coperta tutta vetro
E purtroppo perdo anche te Se tu confondi i mondi, amore e proprietà Tu perdi me
E ancor più solo, senza loro e te Io disperato con un mantello alato sopra un monte corro E a braccia aperte e ad occhi chiusi Gettandomi, come posso, mi soccorro
Vedrò fra il grano i fiordalisi Uscir dall’acqua i risi D’amor la terra è pregna Anche se gramigna nel seme, il seme ha Dell’esclusività
E certamente parleranno di sindrome depressiva O più semplicemente diranno che è morto un altro matto Ma io avrò cercato solamente altrove quel contatto Che qui non trovo che qui non ho Macchina del tempo tu perdi i pezzi e non lo sai (Battisti/Mogol)
Fuori Berlino, la neve, le strade che vibrano dentro voi, che con quei volti di velluto che profumamo di notte equalizzate inquietudini intercettate frequenze comprimete catastrofi
Se le oscillazioni delle fredde case di Berlino avessero la minima idea di cosa quelle guance di pace, da sveglie, sono capaci di urlare