Mi piacciono i frattali. Mi sono sempre piaciuti. E la loro presenza in natura mi sorprende soprattutto da quando la mia amichetta del cuore dopo un viaggio a Copenaghen mi fece notare che, certe volte, nevicano stelline di ghiaccio ricamate. Per questo mi preme segnalare che tra un’ora circa Germano Celant presenta il libro dedicato alla Spiral Jetty di Robert Smithson, alla Triennale di Milano.
Questa spirale, forma ipnotica per eccellenza, statica e dinamica, è piazzata nel grande lago salato dello Utah. La Spiral Jetty è una icona della Land art americana ed è stata realizzata nel 1970 (i Beatles si erano sciolti in quegli anni là) da questo Bob che tanto per essere originali, muore nel 1973 a 35 anni.
Robert ha fatto tante cose: disegni, sculture, film, saggi. Quando si è trattato di scolpire, era fissato con alcuni materiali che usava e disponeva nello spazio. Spesso artefatti i primi, naturale il secondo. Quindi prendeva specchi, pietre, terra colorata, e la disponeva secondo un ordine preciso, in cave, laghi spiagge.
Gli piaceva tanto il paesaggio non contaminato dalla presenza umana, ma poi andava a realizzare frattali improbabili con oggetti dell’uomo.
Delle volte, come in Sixth Mirror Displacement (Yucatan 1969), li colorava con il riflesso del cielo.