Basquiat, il bambino radioso

Canticchio Bob Dylan, sogno il Village nel 1979, e vi appiccico un capolavoro raro, firmato Basquiat, Wahrol, Clemente, dal titolo Origins of cotton, mentre giro lo speech della puntata di crisalide d’aria n. 5 andata in onda la sera del 18 marzo 2014 che andrà in replica 21 marzo alle 11, giusto in tempo con la primavera.
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Puntata n.5 Crisalide on Air, su I need Radio, martedì 18 marzo 2014 ore 19-21. In replica venerdì 21 marzo 2014 ore 11. I love you all!

Episode 5 on Air Chrysalis, I need on Radio, Tuesday, March 18th, 2014 7-9pm. In reply Friday, March 21st, 2014 at 11 am. I love you all!

Episode 5 on Air Chrysalis, IneedRadio, am Dienstag 18. März 2014 von 19 bis 21 Uhr. Wiederholung am Freitag 21. März 2014 11 Uhr. Ich liebe euch!

Basquiat è il più rockettaro dei pittori. E’ nato nel 1960 a New York, è morto nel 1988 a New York per un overdose di eroina. A soli 27 anni. Lui assieme a Keith Haring, ha portato l’arte dei graffiti nelle gallerie e nei musei. E considerata la morte e l’età rientra a pieno titolo nel club di Amy Winehouse, Kurt Cobain, Jimi Hendrix, Jim Morrison, Janis Joplin.
Prima dei rockettari del rock, i rockettari erano i pittori. Prendiamo ad esempio Van Gogh. Uno che fino a 30 anni fa un po’ l’insegnate un po’ il mercante d’arte ma non il pittore, poi scopre il suo talento, produce un monte di quadri, se ne contano più di 800, diventa matto, dipendente da assenzio e alcool, sembra avesse schizofrenia, sindrome bipolare, sifilide. Muore a 37 anni per ferita d’arma da fuoco, presumibilmente auto-inflittasela.
Oppure Jackson Pollock, quello dell’action painting, che ha inventato la pittura del dripping della sgocciolatura, pure lui è morto prima del tempo. Era un alcolizzato, fu espulso da suola per indisciplina andò a morire a 44 anni a un miglio dalla sua casa a Long Island schiantandosi ubriaco con la macchina. E per finire cito Marc Rothko. Nato in Lettonia si trasferisce da piccolo negli Stati Uniti. E’ quello che fa queste tele mono cromatico di nero su nero, bianco su rosso, rosso su rosso, giallo su giallo. Le sue opere sono tra le più pagate al mondo. Un Rothko nel 2007 è stato venduto a 73 milioni di dollari. Lui si uccise tagliandosi le vene nel 1970, aveva 67 anni.
Adesso però torniamo al nostro Jean Michel Basquiat e voliamo un attimo nella Factory di Andy Warhol, dove Basquiat ci aveva passato un bel po’ di tempo.

Dove andavano molto di moda i Velvet Underground. E pure l’Heroin.

La New York dove nasce e cresce Basquiat è quella di cui si parla nel film Taxi drive. Siamo alla fine degli anni ’70. La grande mela è un posto pericoloso. Manhattan era un posto pericoloso, fatto di criminalità, droga, eroina, prostituzione. Nel centro, nel Village precisamente attorno a questo stradone perpendicolare che si chiama la Bowery, vivano questo artisti tutto fare, li chiamavano i Downtown 500, un gruppo di 500 artisti che si conoscevano tutti tra di loro, che facevano film, scrivevano poesie, erano pittori, o erano studenti di arte alla Columbia University, o vivevano di niente quindi vivevano in case occupate e mangiavano come i clochard dalla spazzatura: Questo il caso di Basquiat. Che scappò di casa la prima volta a 15 anni quando i genitori si separarono. I suoi genitori, padre di Haiti e madre afro-portoricana, quindi per chi non avesse mai visto una foto di Basquait sottolineo che è di colore e poi vedremo anche come questa cosa ha influenzato la sua breve, intensa vita carriera, non erano poverissimi, se è per questo il padre era un ragioniere famoso di New Jersey, ma i dissapori tra Jean Michel e Gerad talmente tanti che preferisce vivere di niente. Alla fine il mondo della strada è dei neri quello delle gallerie d’arte prima di lui era solo esclusivamente bianco. Bianco occidentale. Era il 1980. Siamo a New York e mi fa un po’ strano credere che c’è un ragazzo di colore che deve sgomitare per farsi largo tra i bianchi. Comunque dopo qualche anno di vita in strada attorno a Union Square, mentre disegna cartoline a mano e venderle per fare due spicci, quando conosce questo tipo il graffitaro Al Diaz e assieme fondano questo doppio collettivo Samo. Poesia di strada.

Prima di parlare i Samo ascoltiamoci Blondie. Heart of Glass. Fu proprio Deborah Harry, ex coniglietta di playboy, attrice del film di Cronenberg Videodrome, che comprò il primo disegno a Basquiat, pagandoglielo 200 dollari.

Diaz e Basquiat cominciarono a scrivere sui muri del village. Il primo scopo di fare graffiti è la fama. Se io ho il controllo del quartiere, qualcuno prima o poi mi noterà. Il Soho news pubblicò un articolo con i loro graffiti e gli dicono di farsi avanti. Loro si faranno avanti e furbetti, venderanno la loro storia, che per altro era vera, per 100 dollari. Avevano bisogno di soldi. Questo ho capito di Basquiat. Lui che pure non veniva da una famiglia povera, dentro casa sua c’erano i libri di filosofia, vista la sua vita di strada, aveva un disperato bisogno di soldi. Oltre a vendere cartoline il ragazzo dipingeva Tshirt e si prostituiva pure. Qualche volta. E dopo il Soho news, nel 1978 arriva addirittura il Village Voice a pubblicare un’intervista su questo strano Samo.
Definire le scritte di Samo “graffiti” non era più appropriato. Erano delle Tag accompagnate da frasi ad effetto spesso apparentemente senza senso con contenuti poetici e erano poco pittorici. Samo stava per Same old shit.
“Origin of cotton”
“Il silenzio assoluto come un odore pungente”
“Paga una prostituta costruisci un forte e dagli fuoco”
“SAMO come la fine della religione che ti lava il cervello, della politica inconcludente e della falsa filosofia”
SAMO come clausola liberatoria”
“SAMO salva gli idioti”
SAMO come la fine del punk in vinile”
“SAMO come alternativa al fare arte con la setta radical-chic finanziata dai dollari di papà”
“SAMO come espressione dell’amore spirituale”
“SAMO per la cosiddetta avanguardia”

Queste immagini mi fanno troppo pensare a New York e a un film bellissimo ambientato nel village diciamo un decennio prima, dal titolo I am not there, è una sorta di film sulla vita di Bob Dylan. E questa è I want you…

“Non avevamo soldi, viaggiavamo a scrocco dei treni. Così vivevano i ventenni che arrivavano a Nyc. Vivevo come capitava, racimolavo i soldi per terra, mangiavamo sempre gli stessi cheese noodles, tozzi di pane e vino con gli ubriaconi, non ho mai pensato di accettare un lavoro neppure partime. Se vivi controcorrente e fai un vita sovversiva è difficile tornare indietro. Allora pensavo che avrei fatto il mendicante per sempre”. Però siccome Jean Michel Basquiat era come dire uno che piaceva molto alle donne – ci tengo a ricordare che tra le donne che persero la testa per lui cera anche Madonna, sì la Ciccone che di lui disse: He was one of the people I was truly envious of… bit he was too fragile for ths world – molte lo come dire accoglievano in casa con loro. Così fece la storica fidanzatina Susanne Mallouk. Questa ragazza faceva la barista in uno squallido bar tra la seconda e la quinta, lui entrava e si appoggiava a jubox e la fissava, senza prendere mai niente per settimane indossava un lungo soprabito e i capelli rasta. E la leggenda vuole che un giorno fece un disegno per lei sul tavolino col Ketchup per sedurla. Insomma i due si fidanzano, e nel 1979 lui va a vivere da lei, tempo poco lei gli chiede di contribuire alle bollette, all’affitto, e lui ci prova pure mi pare a fare l’aiuto elettricista o l’aiuto idraulico. Dopo uno due giorni di lavoro torna distrutto a casa, crolla in un pianto dicendo che proprio non ce la faceva a fare un lavoro normale, lui voleva dipingere, e lei Susanne: Così abbiamo deciso che io avrei lavorato e lui dipinto. Le donne. Sante tutte

E ora cosa ci ascoltiamo… mumble mumble mumble…. Madonna. Isla Bonita. Caro il mio professore.

Ritorniamo a Basquiat. Un pittore rivoluzionario. Di colore, ex graffitaro ex artista di strada del Village new yorkese della fine degli anni ’70, quando New York era pericolosa, sporca, piena zeppa di droga e di criminalità da un lato, e fresca e vivissima sotto il profilo artistico. Erano gli anni della Factory di Andy Warhol, del club 57 di Bob Dylan e Patti Smith.
Citavo Andy Wahrol. Quando questo ragazzo aveva 18 anni, entrò sfacciatamente in un ristorante dove c’era Wahrol che stava pranzando con degli amici e prova a vendergli alcune delle sue creazioni. Cartoline ma fatte con polaroide decorate, ritagli di giornali. Andy gliene comprò un paio.
Ma la vera svolta nella vita di Basquiat arrivò nel 1980 quando a Time Square si organizzò una roba simile a un live-painting dove presero parte una 80ina di artisti, tra cui appunto Basquiat e Haring.
Qui che i due vengono notati da Annina Nosei. Annina Nosei è una donna giovane italiana, laureata in psicologia, con tesi su Marcel Duchamp, appassionata di arte contemporanea, aveva la sua piccola galleria a Soho, decise di provare a portare la street art nei musei. Così scopre questi due ragazzi al Time Square show – in realtà Haring aveva già come dire avuto accesso a un luogo più istituzionale della strada – e decide di far visita a Baquiat e vedere qualcosa dei suoi lavori.
Questa è buffa perché quando Annina Nosei ha raccontato di aver conosciuto Basquiat ed essersi recata a casa sua, della Susanne, si è accorta che non aveva neanche una tela dipinta. Jean Michel dipingeva sugli oggetti che trovava per strada: Porte, finestre, dove l’intelaiatura era la cornice e poi il vetro o il pannello il fondo del quadro. Dipingeva i vestiti di lei, su migliaia di fogli di carta, sul frigo. Sicché Annina gli fa: ragazzo mio io vorrei anche prenderti nella mia galleria ma qui c’è poca roba, a me servono delle tele, non posso portar via finestre, porte, frigoriferi. Basquiat le risponde, finanziami tu. E Annina, ottimo intuito di donna, sganciò sull’unghia 3mila dollari, gli mise a disposizione il seminterrato della sua galleria, gli diede due mesi di tempo per realizzare una ventina di tele (Annina Nosei ora sta a New York, vive in un appartamento immenso che affaccia sul West River di Manhattan, è tra le italiane più ricche in città – insomma quell’investimento le andò bene).
Finanziò la prima mostra. E’ chiaro che il nostro bambino di 20 anni era felice come una pasqua. Sì già prendeva droghe. Praticamente le aveva prese da quando è nato, era già molto conosciuto negli ambienti underground del village per via della sua storia da graffitaro e ex ragazzo di strada. Ma rimaneva uno straccione e questa era la sua grande occasione. In una sera, quella della inaugurazione della mostre, vedette tutto. 200Mila dollari in un colpo solo.

Andiamo con American Land, Bruce Springsteen. Ieri era san Patrizio ragazzotti. E San Patrizio mi fa pensare agli irlandesi che costruiscono New York.

Proviamo a descrivere le opere di Basquiat. La crisalide d’aria, amici ha smesso di fumare da tre giorni, ho talmente tanto ossigeno nel cervello che mi sento drogata. Cioè se le infiltrazioni di ossigeno che fa l’arte contemporanea fossero come smettere di fumare,
Qui nascono i suoi teschi, gli scheletri, i buoi televisori, gli uomini antenne, i bidoni robot. La prima persona a cui volle mostrare i suoi quadri fu suo padre, la sua prima esposizione pubblica, fu da Annina Nosei. “Sai descrivere e tue opere” non credo sia possibile, è come chiedere a Miles Davis di chiedere come suona la sua tromba.
Robert Ferry Stomson.
Aveva un talento speciale a prendere le sue esperienze di strada e trasferirle in arte. Il suo bagaglio culturale era superiore alla media. Molti si stupivano di fronte alla sue conoscenze e non capivano da dove le avesse pescate, quello dio santo faceva il mendicante. Sapeva anche un po’ di francese e di spagnolo…
Anche Picasso era cresciuto per strada e parlava catalano spagnolo francese. E per tornare alla prima opera che è piaciuta a Basquiat, be’ il Guernica di Picasso.
Sto ragazzo da piccolo voleva fare il fumettista.
A un certo punto a cominciato a citare gli artisti che apprezzava. Dalla Gioconda di Leonardo, a una stilizzazione della venere d Milo. Quando disegna i grattacieli di Nyc li disegna bene, molto semplici, stilizzati, grigi, neri, poche finestre e poi è come se a un certo punto gli prende un attacco isterico e in un lato del quadro si mette a distruggere la pace, no. Come se questa città avesse i suoi problemi di insonnia di dipendenze di smog, che ne so. Utilizza moltissimo le parole. Parole senza senso, parole come simboli decorativi. Urine, Mary Boone, Charlie Parker. Lui teneva il pennello come lo tengono i bambini, lo impugnava a tutta mano e lo muoveva sulla tela, con tratto sicuro ma insicuro. Io per esempio quando disegno senza senso ho la tentazione di replicare le forme morbide della natura, tipo le onde, i mondi il sole, i frattali degli alberi. Lui replicava New York. Quadrati, triangoli, corone, simboli geometrici numeri seriali, lettere seriali, pezzi di essere umano. Ci sono molte cose su fondo nero. Però perché lui nero. Gli occhi dei suoi teschi sono spirali. I denti sono tabelline. Molti dei suoi esseri hanno l’aureola (sua madre era religiosa e disegnava spesso immagini bibliche).

Ora i Pulp. Un po’ di anni ’80 Like a Friend.

Quando Basquiat accede alla galleria di Annina nosei ha 20 anni. Otto anni dopo muore. Cosa succede ne frattempo. Questo è il problema. Leggeva Mark Tawin e William S. Burroughs. L tecnica di frammentare le informazioni. Prendete un giornale tagliatelo in quattro parti, e ricomponetele in mixando le parti. Lui che usava una fracca di parole questa roba di Burroughs gli piaceva un bel po’. Anche se questo ragazzo stava fuori tutte le sere a bere, drogarsi, anche se quando era in casa dice che accendeva la tivù, accendeva la radio, prendeva un libro e lo leggeva pure, bene, lui aveva sempre tra le mani un blocchetto per gli schizzi dove appoggiare le proprie idee. Tra l’altro anche ben concentrato.
Ma se qualcuno disgraziatamente, come è capitato si recava nel suo studio (soffitta di Crosby street dove viveva con Susanne) e gli commissionava una quadro, chiedendo che fosse il linea con i colori del divano o della tappezzeria, lui li mandava via in malo modo e lanciava loro anche oggetti dalla finestra, una volta che erano scesi giù in strada. Nel frattempo lui che va detto era un gran calcolatore, dopo solo un anno abbandona la Nosei e passa tutte i galleristi più fighi di New York, se lo litiga tutta la creme dell’arte contemporanea di Nyc. Dalla Gagosian Gallery (Larry Gagosian) Alla Mary Boone, passando per lo svizzero Bruno Bishopberger che gli presenterà ufficialmente e per la seconda volta Warhol. Con la Gagosian mette anche il suo primo piedino a Los Angeles. A Hollywood. E addirittura arriva in Italia per questa collettiva sulla Transavanguardia assieme a Francesco Clemente. Nel 1982 va a Kassel, Documenta, nel 1983 arriva al Withney Museum. Nel giro di due anni passa da morto di fame a milionario. Lasciava ancora i soldi, migliaia di dollari, in giro per casa li nascondeva in mezzo ai libri, non sapeva neanche aprirsi un conto in banca… Faceva i soldi ma si faceva pure una valanga di pippe mentali: Tipo Julian Schanbel fa le mostre al Whitney museum e io no…. (Schnabel è ancora vivo, sta a Brooklyn e ha 62 anni, l’età di mio padre).

Prossimo brano, Questa l’ho tirata fuori rivedendo Factory Girl, That’s the way it’s got to be (1965)
A dopo my love ❤

Voglio fare un volo pindarico che un po’ c’entra. Perché siamo a Berlino e a Berlino c’è il monumento più visitato di tutta la Germana. La East Side gallery non è solo il pezzo di muro di Berlino più lungo rimasto a Berlino (1,3 chilometri tra Ostbahnhof e Warschauer strasse), anche la galleria a cielo aperto più estesa al mondo. Quello che non tutti sanno è che purtroppo è anche una gran patacca. Torniamo indietro negli anni. Siamo nel 1990, questo pezzo di muro era ancora in piedi. Era una enorme tavolozza bianca. Le associazioni di artisti dell’est e dell’ovest per celebrare la riunificazione delle due Germanie hanno chiamato altri colleghi provenienti da 20 Paesi, per realizzare una sequenza di oltre 100 murales. La gallery nasce come un’operazione culturale ma anche commerciale. Ciascun murales una volta realizzato doveva essere ceduto a un altro Paese e lì poi messo all’asta. Insomma la East side gallery nacque per essere smantellata, anche perché almeno allora, i berlinesi non avevano nessuna voglia di vedersi ancora un muro attraversare la città. Di fatto la qualità delle opere d’arte era quelle dei murales. Ovvero vernici di serie b su parete già corrose da un meteo, che ve lo assicuro, qui d’inverno, sa essere impietoso,
Già a fine anni ’90 i murales originali risultavano danneggiati, e altri writers hanno cominciato a scarabocchiarlo. Per questo nel 2008 la East side gallery fu sottoposta a un’inedita operazione di restauro. Vennero levigate le pareti, rinforzate le ossature metalliche e bonificato il calcestruzzo. Risultato? ( i vecchi murales andavano tutti rifatti. 85 artisti (i sopravvissuti dei 118 originari) furono richiamati a Berlino per ridipingersi il murales. In cambio di un assegno di 3000 euro e di un biglietto aereo per Berlino. Molti distorsero il naso e non si presentarono all’invito della galleria. Altri polemicamente ritornarono a Berlino ma anziché replicare gli originali ne realizzarono altri.

Prossimo brano. More than I feeling. La canzone di JD, del dottor Cox, Turk. I tempi di Scrubs (dovevo alleggerire).

Jean Michel Basquiat fa colpo, anche sessualmente su una persona: Andy Warhol. Colui che nel frattempo aveva in mano la Factory, che aveva scelto di non dipingere mai più (erano anni in cui si occupava di dirigere i video in sequenza all’interno appunto della Factory), eccolo a pendere dalle labbra di questo ragazzo. E questo ragazzo che veniva dalla strada che improvvisamente si scopre un milionario. Non riconosce i vecchi amici, sta sempre più sulle sue, si droga dalla mattina alla sera. Ricordo: passano 8 anni da quando viene scoperto a quando muore di overdose. Però a lui non era concesso fare un quadro e basta. A lui veniva chiesto a partire dal 1982 di fare solo capolavori. E qui, a questo punto che comincia ad assumere eroina. Cioè, lui altre droghe le prendeva e sapeva benissimo gli effetti dell’eroina, cominciò proprio per rispondere alle aspettative di un mercato mangia anima.
Voglio dire un’ultima cosa. Negli anni’80 i neri a Nyc erano ancora vittima di razzismo. Un amico della sua Susanne, graffitaro, una sera viene beccato dalla polizia, menato, tanto finisce in ospedale e poi muore. Basquiat quando veniva intervistato, molto gli dicevano: Hey ma non è che c’è una sorta di animo scimmiesco nei tuoi lavori? Ovviamente no.. ma ma era la domanda che tutti i giornalisti gli facevano per non so quale ragione. Ma a un certo punto ha cominciato effettivamente a raccontare personaggi di colore. Neri. Spiega perché c’è un re nero nel mondo e il mondo non lo celebra.

Superstar, ispirata dal film Juno. Non chiedete altro, Ieri, quando preparavo la puntata ho dovuto bere tanta vodka per non accendermi una sigaretta che voi non avete idea.

Diffidava di molte situazioni, gli vendevano i bozzetti all’asta, molte persone cominciarono a stargli vicino per sfruttarlo, ma lui d’altro canto non riusciva a liberarsi Non aveva gli strumenti per navigare in un mare di merda. Ha cominciato a viaggiare Hawai Maui, papino, distacco dal mondo, distacco da Nyc.
Considerava il mondo dell’arte come un mondo di cani. Allora provò anche con Los Angeles. Lasciò la soffitta dove viveva con Susanne e si trasferisce in un atelier proprio di Warhol. Andy Warhol lo aiutava su tutto, a un certo punto questo due decidono di organizzare una mostra (Attenzione i due ora sono anche amanti) Basquiat era il genio, Andy il cagnolino. La doppia mostra fu stra-criticata. La stampa diceva chiaro e tondo che Basquiat era il servo di Andy, d’altrocanto fu Basquiat a spingere a Andy a tornare a dipingere. Siamo nel 1984. Fanno assieme questo Bananas, China, e con Clemente un anno dopo Alba Breakfast (Di nuovo il simbolo della General Electrict)
Nel 1987 Wahrol muore per un intervento alla cistifellea. Un intervento di routine, non sarebbe dovuto succedere. Invece è successo. Basquiat da allora non si è più ripreso. La droga diventò il suo pensiero fisso.
Basquiat non vive molto dopo la morte di Andy. Annina Nosei dirà che lui ha fatto i suoi capolavori maturi a 27 anni, cazzo. Fa cavalcare scheletri su scheletri di cavalli, ragazzi se esiste un evoluzione di Picasso (e lui amava Guernica) bene, allora quell’evoluzione è Basquiat. I lavori erano meno chiassosi, più rarefatti. Maturo. Però nel suo rinchiudersi in se stesso, nuova fidanzata, Hawai col papà, promette a tutti i suoi galleristi di pulirsi dalla droga. Ma non ce la fa. Torna a New York, nell’estate del 1988. Un posto di merda l’estate a New York negli anni ’80.

E ora Weekend Wars, un weekend di guerra. MGMT. Capolavoro di qualche anno fa. Io ero a Amsterdam.

Di cosa parliamo la prossima puntata? Vogliamo parlare di Maurizio Cattelan? Maybe.

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