Un minuto di silenzio.
Se ci fosse una Fukushima in Italia, gli italiani come i giapponesi oggi, dovrebbero convivere con un cancro, ancor prima di ammalarsi seriamente. Il cancro della paura. La paura di mangiare, di bere , di lavarsi, anche di respirare. Questo cancro non lo si aggira non mangiando broccoli e prezzemolo, come disposto dal governo giapponese all’indomani del disastro nucleare, non bevendo acqua corrente ed evitando di avvicinarsi alla centrale. Il cancro della paura è direttamente proporzionale all’impalpabilità e imprevedibilità degli isotopi, i quali non si diffondono affatto in maniera ordinata e centrifuga. Questi isotopi si spostano come pare a loro gabbando tecnici e politici. A volte sono rarefatti a pochi chilometri dall’impianto, altre volte si concentrano, come Lettera43.it ha potuto verificare direttamente, anche fuori dalla zona rossa, cioè oltre i 20 chilometri blindati attorno a Fukushima.
Nella centrale che sta tenendo il mondo con il fiato sospeso , la situazione…
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