Ecco qualcosa che vi farà venire il voltastomaco.
L’artista moscovita Dimitri Tsykalov 49 anni, riflettendo sulle crudeltà del mondo, in particolare sulle crudeltà commesse dall’uomo contro i suoi simili, con le armi o con la finanza, spesso ha provocato conati di vomito.

Nel 2008, con la serie Meat presentata alla Maison Européenne de la Photographie di Parigi, ha mostrato foto di modelli e modelle nudi, addobbati con brandelli di carne, museruole di macinato, cinte di salsiccia, fucili di costate, pistole di filetto.
Veri e propri atti di accusa contro la fame nel mondo, il maltrattamento degli animali, le guerre.

Il lavoro di Dimitri risponde pure a quanti lo scorso anno si sono chiesti: “Ma da chi avrà preso spunto Lady Gaga quando se ne andava in giro per tour e awards di carne cruda vestita, polemizzando con i maltrattamenti e le uccisioni di animali?”

Lady Gaga ha da vendere dischi. Dimitri fotografie.
Le trovate artistiche di entrambi sono estremamente disturbing dalla poetica dubbia. E’ troppo facile far parlare di sé quando si crea una pistola di carne cruda che trasuda sangue sulla mani nude di chi la impugna, o ci si appiccica un filetto tra i capelli.

Il marketing però sembra perdere posizioni quando Dimitri alla carne affianca l’ortofrutta.
Il russo ha dimostrato di non voler salvare nessuno: se non siamo carnivori siamo onnivori, se non siamo onnivori siamo vegetariani, se non siamo vegetariani siamo vegani, e le verdure non rappresentano alcuna via di uscita alla crudeltà della natura umana. Connotata sempre dalla morte.

Per questo la Meat art è cresciuta parallelamente agli Skulls: mele, angurie, melanzane, verze, sono stati pazientemente intagliate e hanno preso la forma dei teschi umani.
Facendo uso dello stesso medium artistico, cibo deperibile, ha realizzato opere, come le definisce lui, “ossidabili”. Il suo stratagemma apre uno squarcio di riflessione anche sulla questione della riproducibilità dell’arte.
Come la scopata di Andrea Fraser (che si è trombato un gallerista in cambio di 20mila dollari) o lo squalo di Damien Hirst lasciato a marcire nell’aceto, o ancora i piatti tailandesi di Rirkit Tiravanija, anche il portfolio di Tsykalov è destinato a deperirsi. E in un mondo dove tutto è riproducibile (fotografie, libri, stampa) anche il russo trova rifugio sull’opera d’arte a breve termine. A scadenza.
Tranne la sua ultima trovata. Dedicata questa volta al sistema finanziario mondiale.

In occasione dell’Art Paris 2012 ha presentato con la serie Money, un gruppo di carte di credito fatte a maglia. Ciascun arazzo è incompleto. E al pari della tela di Penelope, basta tirare un filo, collegato a un gomitolo che ricade sul pavimento, per distruggere l’opera, e con essa il sistema finanziario sottostante. Certo, alla fiera parigina, ha evitato di mettere in mostra il lezzo e la polemica del crudo.
Ma per quanto discutibili possano sembrare i suoi lavori, gli va riconosciuta la coerenza. Semprelo sfacelo della società.