Yes I am: E’ caccia al carnefice

YES I AM. Non solo un titolo: una dichiarazione al mondo. Come quando a lezione di inglese, all’appello con la mano alzata, rispondevamo Here I am, Io sono qui. O come quando Barack Obama ha lanciato la sua campagna elettorale anti-Bush, affermando, con determinazione: Yes We Can. Sì noi possiamo.
L’opera di teatro che urla al mondo, SI’ IO SONO, debutterà all’Elfo Puccini di Milano il prossimo 30 ottobre. E replicherà ogni sera fino al 4 di novembre (qui il link che rimanda alla pagina Facebook)
Il giovane bello scugnizzo che ha ideato la performance – Alessandro Rugnone, 28 anni non ancora compiuti – è una di quelle rivelazioni del teatro italiano che non so quanti premi di miglior attore ha già portato a casa, nella sua Bagheria. Da due anni, tra un palcoscenico e un altro, lavora a una trasformazione. Privata. Ma di un senso universale. Che ha riversato in questo lavoro.
Non vuole, per scaramanzia o per creare il giusto grado di pathos che fa tanto bene a un’opera contemporanea nuova, rivelarne i contenuti. Ma qualcosa siamo riusciti a farci raccontare.

Sul palco ci sono le storie di due ragazzi. Un giovanissimo Martin, il doppio, colui che è bilingue, colui che ha una sessualità ambigua, colui che contiene nel suo essere già lo Yin e lo Yang, colui che vive, lotta, urla e si incazza, ma che tutto sommato, e’ già completo. Sa che la verità è un non-valore, che serve solo a rendere soli. Soffre ma ha una personalità rotonda, e non deve necessariamente colmare un vuoto o trovare una parte mancante di sé. Martin rappresenta l’IO SONO. Sono fatto così, non voglio e probabilmente non mi frega nulla di come mi volete voi (famiglia, chiesa, società eccetera). Martin va avanti per la sua strada. Più o meno sicuro. Come un equilibristra fra i cocci del mondo.
Poi c’è Rocco. E’ il meno giovane dei due. E anche il meno cresciuto. E’ insoddisfatto. Perennemente alla ricerca di qualcosa di altro fuori da sé. Rocco incarna il secondo significato di YES I AM, l’altra faccia della medaglia “Rugnone”: IO SONO COSI’ . Ovvero sono così perché è così che mi avete voluto voi. Avvocato, fidanzato, marito, amante, lavatore di vetri. E’ in perenne lotta con se stesso. Perennemente sotto scacco dello specchio che gli hanno piazzato davanti agli occhi.
Entrambi vivono i tempi moderni. Sono arrabbiati. Sullo sfondo le note di Yes I am, capolavoro B-side di Creep, Radiohead ai tempi di Pablo Honey  (I resent you calling/I resent your voice/I resent that I don’t have a choice).
Probabilmente Martin e Rocco – qua lavoro di immaginazione – hanno i problemi che hanno tutti a Milano, Madrid, Londra o New York. Futuro incerto, crollo dei valori morali che hanno retto assieme la generazione dei loro genitori, tanti sogni, poca struttura per realizzarli, molta consapevolezza. Forse sono disoccupati, forse precari, forse sono solo infelici. Forse sono sinceri, forse raccontano una marea di bugie. Di certo scontano le pene di colpe non loro. Il mondo va a rotoli e loro si chiedono perché. Il mondo continua ad andare a rotoli e noi ci chiediamo, seduti sulle poltrone, al di qua della scena, per colpa di chi. Chi vi ha ridotto così. Chi è il vostro carnefice.

(Io un’idea me la sono fatta)

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