Roma ore 11


Era il 14 gennaio del 1951 – mio padre sarebbe nato un mese dopo – quando di primo mattino si radunarono a largo circense a Roma tante giovani donne. Potevano avere tra i 16 e i 26 anni. All’inizio erano in due, poi venti, poi duecento. Tutte col sogno di diventare dattilografe dal ragioniere di quartiere. C’era chi era stufa di far la serva. Chi non ne poteva piu’ di far la puttana. C’era anche la nobildonna che per amore del pittore squattrinato voleva emanciparsi dalla ricca famiglia. Chi cercava lavoro perche’ il marito era senza da mesi. E chi pensava a come campare i fratelli sognando di cantare al canzoniere. La vecchia che non voleva rimanere esclusa dalla societa’, e la giovane messa incinta dall’avvocato. E poi c’era Cornelia capitata li’ quasi per caso che quella mattina aveva trovato l’amore aspettando in fila: un bel marine in missione a Mogadiscio.


Comincinano le selezioni, fuori piove a dirotto, le donne si accalcano per le scale e si azzuffano per conquistare il gradino piu’ alto. Oltre la porta del ragioniere si sente battere a macchia. Di la’ lui le valuta. Di qua si freme. Non ce tempo. Si seleziona solo tra le prime venti. Scoppia la rissa, la ringhiera cede, cosi’ il primo gradino, poi il secondo. Quindi tutta la rampa e vien giu’ anche la tromba dell’ascensore. Cornelia morira’. Settanta rimarranno ferite. Luciana si dannera’ dal rimorso. Ma l’indomani ci sara’ ancora fila davanti alla porta del ragioniere. Per un solo posto. Da dattilografa.
Storia vera. Raccontata con un film, Roma ore 11, da Giuseppe de Santis. Era il dopoguerra. Ma sembra ieri.

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