Hue, l’ombra che dipinge nebulose

Ancora non ho video o foto che documentino questa storia. Ma vorrei provare a raccontarvela lo stesso. Immaginate una sala da ballo. Non una balera, ma la sala di una scuola di danza. Sulla quarta parete, come lo schermo di un cinema, arrivano le immagini sparate da un video proiettore. Assomigliano a quelle caotiche e fluide delle discoteche. Il pubblico sta seduto a terra, dalla parte opposta, su cuscini rossi gentilmente offerti dall’organizzazione nippo-tedesca dell’evento. Il progetto si chiama Hue, come la concentrazione dei colori primari delle foto – una cosa simile alla saturazione – ed è stato lanciato in anteprima lo scorso 24 maggio allo STudio 2 del Bethanien, edificio storico dedicato all’arte di Kreuzberg, in Mariannenplatz 2.
Davati allo schermo, nel buio e nel silenzio più totale, c’è Shiori Tada che danza. Leggiadra come un piuma. Bella come una giapponese. Il pubblico, nell’oscurità può però al limite scorgere il suo contorno. Dall’altra parte, seduto in mezzo al pubblico il vedeoartista Junichi Akagawa che a un certo punto spara proprio sulla sua figura (e non oltre) un fascio di luce. Alle spalle di lei lo schermo comincia a prendere vita.
Lei si muove, il fascio di luce la segue, l’ombra si proietta sullo schermo a mala pena grigio, in un tutto che è buio. Ma come quando l’acqua della pasta in pentola sfiora il labbro superiore e si riversa sul cucinotto, o meglio ancora, come quando lo smeriglio di riccioli solari che si stagliano dal bordo, in caso di eclissi. Ecco proprio in quella maniera lì, sul controno dell’ombra della divina ballerina si stagliano residui di luce, riccioli di frattali, piante rampicanti, auree boreali. Quello che volete voi. Tanto più lei danza, tanto più la sua ombra come un pennello pittura forme e colori, tirandoseli via quando lei scappa a fare una piroetta. Questo gioco è durato un’ora. In assenza di musica. Alcuni hanno detto che un’ora era troppa. Ma qui gesti ripetuti all’infinito che generano riccoli e colori, fino a nebulose celesti o paesaggi lacustri, io me li sogno la notte.
Per ora posso solo mostrarvi “Figure”, un loro lavoro precedente, sperando che presto mi arrivino sulla casella di posta elettronica foto e video.

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