Rudavsky come Méliès: se l’eclettismo funziona

Non troppe ore fa ho visto l’ultimo film di Martin Scorsese Hugo Cabret: bei colori bella la stazione di Montparnasse e ovviamente bellissima Parigi.
Se c’è lei tutto attorno il film viene bene comunque pure se, come nella fattispecie, la favola è un po’ noiosa. Un altro elemento a favore, Hugo Cabret, ce lo aveva.
Sono stata costretta a ricordare un uomo che ha fatto la storia del cinema che io avevo completamente dimenticato: monsieur Maries-Georges-Jean Méliès, o George Méliès e basta.

Il secondo padre del cinema dopo i fratelli Lumiere, colui, che provenendo dal mondo del teatro, o meglio: della magia, ebbe l’intuizione di capire che la macchina da presa serviva a far sognare le persone. Lo stesso genio del Viaggio nella Luna, prima pellicola di fantascienza della storia che ritrae un satellite – siamo nel 1902 – che va ad accecare un occhio alla luna personificata.
Per far sognare gli altri non basta sognare: bisogna avere delle vere e proprie visioni. Vedere cose dettagli colori sfumature che la maggior parte delle persone non riesce a immaginare spontaneamente. Melies era un prestigiatore e un illusionista, poi divenne regista. Recitò nei suoi film, preparava le sceneggiature, si truccava, allestiva il palco, truccava gli altri attori, decideva sui costumi di tutti e all’occorrenza si faceva  sarto, era l’esperto delle luci e degli effetti speciali, manometteva le pellicole per sdoppiarsi sulla scena (o moltiplicarsi fino a enne volte) ed è arrivato addirittura a colorare coi pennarelli ogni singolo frame di alcune pellicole per superare, notte tempo, la monotonia del bianco e del nero. E infatti quando il cinema è diventato neorealista, lui si è messo a fare il pittore.

Questo eclettismo non è da tutti. Spesso fare tante cose significa non saperne fare neanche una. Ma se hai la fortuna di nascere Méliès o, per citare un esempio ancora più classico, se hai la fortuna di nascere Leonardo da Vinci (poeta, pittore, fisico, artigiano, ingegnere, matematico, architetto, astronomo, argonauta magari), sei un genio all’ennesima potenza.
Ondrej Rudavsky, classe 1964 di Bratislava da mille anni a Los Angeles, che la galleria per la quale lavoro ha avuto l’onore di ospitare (Guided by Invoices) è uno di quella specie lì.
Nasce come regista e fotografo. Ma poi recita e danza nei suoi video d’arte, si occupa di luci, suoni ed effetti speciali. Se non sta dietro una macchia da presa, disegna dipinge fa sculture raffinatissime, produce gioielli di ogni tipo: braccialetti, collane orecchini.
Un tipo che fa contemporaneamente questa roba qua:

E questa qua:

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