Sarà il cambio di stagione, sarà la mollezza dell’autunno, sarà la nebbia per le strade, ma è un periodo che non riesco a farmi piacere quasi nessuna mostra. Ieri sera vado a questa mostra al D3LTA “They said caos, I say form” e nonostante il fascino del loft berlinese nella sconosciuta Moabit a nord di Haupbanhof, mi ritrovo nel bel mezzo di un’operazione di marketing con tanto di birre e DJ che serviva da lancio a una non chiara applicazione per telefonini e computer per frammentare le foto e riassemblarle e ottenere più o meno lo stesso effetto visivo di Picasso. L’altro ieri è andata pure peggio. Vado alla Kunsthalle della Deutsche Bank, Unter der Linden, e mi trovo a vedere la terza parte dei dipinti di Painting Forever (coda della Berlin Art Week di un mesetto fa). Noia mortale. Potevo addormentarmi all’inpiedi.
Molto meglio il giro sulla Fasanerstrasse dove per caso ho ritrovato il mio amatissimo Sail Leter, fotografo americano deli anni ’50 già incontrato due anni fa allo spazio Forma di Milano, che per chi fosse interessato e avesse diverse migliaia di euro da spendere, può direkt, in Galerie Springen, comprare. Il cuore però me lo ha conquistato Robert Fry, classe 1980, già conclamato dalla Saatchti Gallery di Londra che da inizio settembre è in mostra in Galerie Kornfeld, sempre sulla Fasanerstrasse.

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