
Mentre a Venezia imperversano biennale di Architettura e festival del Cinema, in California a Santa Monica alla Kayne Griffin Corcoran Gallery dall’8 settembre prossimo fino a quasi la fine di ottobre, saranno esposte fotografie che capovolgono il concetto di architettura. La mostra si intitola Buildings made of sky. Cielo a posto del cemento, cemento al posto del cielo.
L’idea visionaria, on-the-edge per citare la scopritrice di Jean-Michel Basquiat Annina Nosei, è di Peter Wegner, artista americano 63enne, che ha messo assieme una serie di fotografie capovolte di grattacieli.
Lui cosa si inventa: anziché fotografare un palazzo, fotografa lo spazio vuoto che si crea tra i due – aria cielo tramonto, e tutto quello che capita in mezzo – e capovolge il tutto. La genialata dove sta: nel individuare, scrutando l’orizzonte, lo skyline all’incontrario. Il punto di fuga, come insegnavano ad educazione tecnica alle medie, tanto è uno solo. E se la foto è centrata, sta proprio in basso al centro.
Non solo. Viene anche fuori che lo spazio vuoto capovolto, tra una Avenue e l’altra (anche se Wegner non ha lavorato solo a Mahnattan), ha un contorno che assomiglia proprio alla punta di una matita gigante. Il colpo di genio Peter ce l’ha nel 2004: “Walking down the street in New York one day, I glanced up and saw an invisible building suspended between the others. It was upside down, the color of air. A few steps later, it disappeared. Then, around the next corner, I saw another building like the first. I felt that I had stumbled upon a secret city, luminous and strange …”
A quel punto ha cominciato a girare i cuori delle metropoli di mezzo mondo per accorgersi che quanto accadeva a New York, accade un po’ dappertutto.
Per farvi capire meglio i Buldings made of sky faccio uno zoom sulle composizioni.
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